oggi, qualche ora fa, ti ho salutato come si saluta uno a cui vuoi dare più possibile. Mi osn sentito credo come gli egiziani e tanti altri, che mettevano vicino al corpo del moribondo o del morto cose care a lui, a te o a entrambi.... Le mie cose care erano parole e ricordi... Quelli di cui già da molti anni erano sostanzialmente i tuoi/nostri topoi, il calcio, il tenere duro, il saper mollare, il reagire, il capire quando è l'ora di finirà.... Le mie parole mi sono un po' pesate, a dirtele così da vicino, appunto poiché sembravano molto monili e luccichii e frasi pronte all'uopo del lasciare codesto tristo mondo... Invece che qualche cazzo di frase cazzuta... Che ti avrebbe fatto ridere, o guardarmi torvo (per poi stemperare in un cambio discorso - se andava bene-o in un silenzio plurigiornaliero g se nada a male).... Invece mi son venute fuori così, frasette sul tuo essere stato centravanti e a quanti cross che arrivavano dalla destra non hai potuto fare goal, perché arrivavano troppo presto o troppo tardi e i lportiere era già in volo o il terzino era già rientrato.... Occorre saper fare le cose al momento giusto, con la testa sulle spalle..... E anche sull'andarsene non posso che confermare la tua versione della vita. Occorre saperlo fare. Credo che io non saprei fare meglio di te. Un aggravio, un ricovero d'urgenza e poi in breve privo di conoscenza... Io per te l'avrei voluta così... Anzi, tu volevi sempre l'infarto, lo hai sempre detto "Bellissimo, un colpo, 10 secondi e via!"... Comunque adesso sei in ospedale, il tuo cuore batte, il respiro c'è, il cerebro sta smettendo però, sovraccarico di quella strana sostanza che è la bile della sofferenza fisica mista alla flemma della vecchiaia rompicoglioni. Adesso è ora di lasciarti. Rileggerò più avanti. Mi prenderò il tempo giusto per fare questa cosa. E le molte altre che mi attendono. Anche tu lasciami. Tanto poi ci si pensa, dov'è il problema? Ti voglio bene, picjul Italo

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