Ciao caro Niccolò, son seduto qui al Bar Birago, Vial Venezia, dal quale si può sentire il suono dei tamburi suonati da te, nella saletta. Oggi hai l'esame con Rudy del terzo anno (mi pare) dopo un lungo inverno passato a ripassare, a provare, a porconare, a sorridere, a dirsi bravo, ore ed ore, mentre io un po' ti davo consigli tratti dal mio corso di Coaching a Mestre, un po' leggevo l'Enciclopedia Medica, un po' guardavo Facebook. Quando le macchine si fermano per alcuni istanti, ti sento e penso quanto sei diverso da me e quanto questa diversità non sia totalizzabile, non sia sussumibile dai miei schemi. La calma, lo stile col quale affronti (da sempre eh, non da oggi) le gare, le prove... È qualcosa che mi lascia sempre molto ammirato. Il tuo non è un abito, almeno non mi sembra, è un affrontare le cose col giusto senso di coinvolgimento, forse più forte per cose che senti più tue rispetto alla batteria, ma credo in ogni caso non eccessivo. Mi rimane, come sempre ti dico, di divertirti, di trovare te stesso in quello che fai, se no non sta farlo.. Ma di impegnarti anche, nel tuo piccolo o nel tuo grande, perché conquistarsi qualcosa (che può essere in questo caso un sapere, o una roba pratica) non è di per sé né esecrabile e né, soprattutto, ingannevole.
Un abbraccio.
Papà