Cheppalle.
Che 2 palle.
Che tristezza.
Dice:
ti sei intristito?
Ma no, solo che vorrei/potrei/dovrei fare moolto.
E dentro di me una voce avanza. Di più dice, di più. E rode.
Poi mica sarà dempre così, dice quell'altra.
Però subito nasce un pensiero maliziosetto.
Magari non morderà.
Perchè non morderà più quella cosa; perchè tu, o uomo infinatamente saggio ed infinitamente intrioettato nel tuo Sé, avrai Altre cose...
Ma quali altre cose..
Quella E'.
Quella si mostra.
Quella E'.
La voce maliziosetta è quella che dice: potresti non avere più una voce da tirare fuori quando ti si dice stronzo (dal capo al lavoro, dal governo, dal tipo dell'anagrafe; e si può dire stronzo in tanti modi..).
La voce va allenata. La tristezza è quando manca la voce.
Senza allenamento nessuno arriva da nessuna parte.
Figuriamoci a sé stessi.
Quindi.
D'or in poi si torna a quel posto che sono i temi dove, se ben ricordo, si può scrivere meglio di chiunque ma appena sbagli è un 4. e perché.
Perchè non ti è concesso di cadere dentro te stesso.
Né di pontificare la Soluzione.
Ma ti è concesso tutto quello che vuoi, benché il tema lo voglia.
E' una scommessa: quanto, ti quello che ti sto chiedendo, sei disposto a mettere sul tavolo senza far capire al mondo che volevi solo fare una partita? per poi scusarti, ed abbassare lo sguardo?
Non c'è errore più grave dell'andare fuori tema.
Cadere dentro sé stessi, ripeto.
Specchiarsi: nella mia vita violenta non dovrei averne tempo, no. Ma indugiare, ahi che comodi.
Il tema costringe.
Riscopre il limite, l'essere uomo, "lògon èchon".
Non lo so.
Arriverà un momento che non morde.
Perchè.
Perchè la rabbia viene alimentata dagli eventi, e fa anche rispondere da stupidi, mooolto spesso.
Quello che invece vorrei è evitare il dolore di non avere più voci che avanzano.